220 Km in bici sulla Francigena con le figlie di 9 e 12 anni

Duecentoventiquattro km per l’esattezza. Questi i chilometri percorsi in sella alle loro biciclette da un papà di Saronno (VA) e le sue due figlie Amelie e Aglaia, di 9 ed 12 anni. Dalla Lombardia alla Toscana passando per la Liguria. Dalle Cinque Terre a Siena, sulle tracce di quei pellegrini che fin dai tempi antichi percorrevano la meravigliosa Via Francigena. E così, in attesa di poterci mettere in viaggio anche noi e realizzare finalmente il nostro “Cammino dei Papà” (rimandato al 2022) lo abbiamo incontrato per sapere com’è andata.
È un viaggio che abbiamo cominciato l’anno scorso -spiega Riccardo. Dopo essermi separato, pur avendo mantenuto un bellissimo rapporto con la loro mamma abbiamo deciso di andare in ferie con le nostre figlie in momenti differenti. Io volevo evitare la solita vacanza sedentaria, a favore di un’esperienza che avesse qualcosa da aggiungere a questo percorso che stavamo (e stiamo tuttora) attraversando come famiglia. Così la scorsa estate abbiamo preso un treno con destinazione Siena, da dove dopo qualche giorno di pedalate siamo arrivati fino a Orvieto. La fatica, la bicicletta, gli incontri, i posti bellissimi ma soprattutto il fatto di essere da solo con loro hanno fatto sì che quel tempo insieme si riempisse di tante emozioni. Quindi quest’anno, nel momento in cui dovevo pianificare l’estate mi sono chiesto: perché perdermi tutto questo? Così siamo ripartiti, questa volta verso la Liguria. L’idea era iniziare il viaggio a Genova ma sarebbe stato troppo pericoloso per via delle strade da percorrere. Quindi ho deciso di spostare la partenza a Bonassola. Da lì, attraversando tutte le Cinque Terre abbiamo raggiunto Massa, dove ci siamo ricongiunti con la Via Francigena. Poi altre quattro tappe: Lucca, San Miniato, San Gimignano ed infine Siena, da dove siamo ripartiti alla volta di casa.

Immagino che ci siano stati momenti in cui tu come padre sia stato in apprensione. Eppure, penso che questa sensazione che nel tuo caso hai sperimentato in viaggio, faccia parte di qualcosa di più grande che riguarda la vita di ogni genitore. E cioè il momento in cui un padre (o una madre) debba saper mettere da parte la propria preoccupazione per permettere ai figli di fare strada con le proprie gambe. Un po’ come quando un bambino piccolo impara a camminare e un genitore deve lasciarlo fare -pur sapendo che potrà cadere da un momento all’altro- perché quella è l’unica via che ha per far sua quella prima esperienza di vita. Ecco. Tu come hai vissuto questi passaggi? E come ti sei sentito giudicato da chi vi incontrava?
È ovvio che un pizzico di “incoscienza” ci debba essere per affrontare un viaggio così. Il percorso è quasi sempre in sicurezza, ma quando ti trovi per esempio su una strada trafficata come la Cassia, o in carreggiate stretta con le auto che ti passano a pochi centimetri, è normale che l’apprensione sia maggiore. E se è vero che comunque un incidente può accadere ovunque, è vero anche che qui le mie figlie le ho portate io. Per quanto riguarda l’interazione con gli altri devo dire che le persone incontrate durante questo viaggio, dopo qualche istante di stupore e disorientamento, hanno dimostrato tutte di apprezzare la nostra intraprendenza. Le mie bambine non vedevano l’ora di partire per fare amicizie e conoscere nuove persone. Soprattutto, erano molto affascinate dall’idea di incontrare i pellegrini che intraprendevano questo cammino, e di sentire le loro storie che solo un viaggio simile a questo ti permette di conoscere. Unisci a questo l’orgoglio di essere con il loro papà e puoi comprendere quanto bello sia stato per loro vivere un’esperienza simile. Tutte quelle volte in cui persone sconosciute ci hanno fermato per farsi fotografare con noi, piuttosto che le notti passate in tenda sotto le stelle, costituiscono ricordi già molto solidi nella memoria delle loro emozioni.

Com’erano scandite le vostre giornate? E qual è stato il momento più bello?
La partenza era all’alba. Sveglia alle 5, e nel giro di poco tempo ci mettevamo in sella. Si pedalava fino alle 12 circa, quando trovato un bell’albero sotto il quale ripararsi dal sole ci si fermava per qualche ora evitando così le ore più calde. Dopodiché il viaggio riprendeva, fermandoci nuovamente nel momento in cui le bambine erano stanche. A parte la prima notte, pur senza prenotazioni abbiamo sempre trovato un monastero, un convento o un oratorio dove dormire a prezzi molto contenuti, spesso insieme ad altri pellegrini. E per quanto riguarda il momento più bello…beh oltre all’arrivo in piazza del Campo a Siena, c’è sicuramente la notte passata a Manarola! Come ti ho detto non avevamo prenotato nessun alloggio in anticipo (per il semplice motivo che ho sempre lasciato decidere a loro quando fermarsi nel momento in cui fossero stanche) ci siamo ritrovati lì con tutte le strutture piene, e l’unica stanza disponibile in tutto il paese che partiva da 450€ a notte. Così ci siamo comprati delle focacce, una birra per me, e siamo andati in spiaggia dove ci siamo addormentati nei nostri sacchi a pelo ammirando le stelle cadenti.

Dai Riccardo, dicci la verità: quante volte vi hanno chiesto “ma la mamma dov’è?”
In tutta onestà, non ce lo ha mai chiesto nessuno.

Non dico niente, ma sorrido. Anche questo è un altro piccolo segnale di come le cose stiano pian piano cambiando. In meglio, of course.

 

 

By |2021-08-30T08:18:33+02:00Agosto 25th, 2021|Blog, viaggi|0 Commenti

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